بیش از یک میلیارد دلار اموال پدر ادواردو آنیلی در دست بررسی و کشف
Eredità Agnelli, chiesta l'archiviazione per la figlia Margherita
Giovedì, 21 febbraio 2013 - 18:21:00
La procura di Milano ha chiesto l'archiviazione per Margherita Agnelli e per gli avvocati Charles Poncet ed Emanuele Gamna, indagati nell'ambito di un 'capitolo' sulla eredità di Gianni Agnelli. Margherita Agnelli e Poncet erano accusati di tentata estorsione ai danni di Gamna accusato, a sua volta, di falso in scrittura privata.
Stando ad una prima ricostruzione della procura, Margherita Agnelli e Poncet avrebbero fatto pressioni su Gamna minacciando una denuncia per evasione con lo scopo di fargli firmare un documento in cui riconosceva di aver lavorato non per lei, ma a favore di Gianluigi Gabetti e Franz Grande Stevens per pilotare i fondi neri dell'eredità Agnelli verso il figlio di Margherita, Jaky Elkann
Dall'indagine che ha portato alla richiesta di archiviazione per Margherita Agnelli e per i legali Charles Poncet ed Emanuele Gamna sarebbe emersa la presenza di due società offshore e una finanziaria riconducibili all'avvocato Gianni Agnelli. Si tratterebbe di una sorta di 'tesoretto' gestito dall'Avvocato e custodito all'estero.
A quanto si è appreso, nel documento con cui chiede l'archiviazione, la procura rileva che le indagini su questo presunto 'tesoretto' sono state bloccate sia in Svizzera sia in Liechtenstein dalla "mancata collaborazione delle autorità locali".
"Vi sono molteplici indizi che portano a ritenere come verosimile l'esistenza di un patrimonio immenso in capo al defunto Giovanni Agnelli, le cui dimensioni e la cui dislocazione territoriale non sono mai stati compiutamente definiti". Lo scrivono i pm Eugenio Fusco e Gaetano Ruta nella richiesta di archiviazione per Margherita Agnelli e altre cinque persone. In altri passaggi del documento, i pubblici ministeri spiegano che non si è riusciti "a ricostruire il patrimonio detenuto all'estero dal senatore Giovanni Agnelli" anche perchè' non sono andate a buon fine richieste di assistenza alle autorità giudiziarie della Svizzera e del Liechtenstein. Per questa ragione, scrivono i pm, "l'iniziativa giudiziaria promossa da Margherita Agnelli non può essere liquidata come una pretesa avventata" e "non possono escludersi in linea teorica accordi tra le persone coinvolte per marginalizzare Margherita Agnelli sul piano economico".
Spunta nel documento di richiesta di archiviazione, tra gli altri, per Margherita Agnelli, un conto 'segreto' da un miliardo di euro dell'avvocato Agnelli in Svizzera. A rivelarlo ai pm è Paolo Revelli, ex managing director di Morgan Stanley, sentito dagli inquirenti come testimone il 21 dicembre 2009. "Questi ha affermato - scrivono i pm - di avere sempre saputo che presso la filiale di Zurigo esisteva una provvista direttamente riferibile all'avvocato Giovanni Agnelli per una cifra compresa fra gli 800 milioni e il miliardo di euro, fiduciariamente intestata e detenuta attraverso molteplici conti da Siegfried Maron (uno dei consulenti personali dell'avvocato per la gestione del patrimonio, ndr)". Dalle stesse indagini è emerso che in mano all'Avvocato vi erano tre moli (il numero 25, 26 e 27) presso il porto francese di Beaulieu, in uso a Giovanni Agnelli fin dagli Anni '70, intestati a una finanziaria e a due società offshore, una schermatura di beni, secondo i pm, tale da celarne la proprietà e la provenienza.
"Dalla documentazione - scrivono gli inquirenti - risultava che un molo fosse intestato alla Triaria Investments con sede in Jersey"."Societa' - sempre secondo i magistrati - peraltro intestataria di uno dei conti correnti presso Morgan Stanley di Zurigo, riconducibile, secondo le dichiarazioni di Paolo Revelli, a Giovanni Agnelli - mentre gli altri due erano solo formalmente riconducibili alle società offshore Delphburn Limited, con sede nell'Isola di Man, e Celestina Company Limited, con sede nel Jersey. La Riconducibilità diretta dei tre moli all'Avvocato veniva altresi' confermata dai figli di Achille Boroli, persona che nel 2004, aveva rilevato i tre moli". Nella 'mappatura' del patrimonio di Giovanni Agnelli i pm di Milano inseriscono anche "sede, fondazioni, trust e Anstalt (ndr istituto giuridico peculiare del Liechnstein consistente nell'attribuzione della personalità giuridica a un patrimonio) a Vaduz. "L'esistenza di queste entità- scrivono i magistrati - è riferita a Margherita Agnelli e quindi a Poncet dallo stesso Gamna. Quest'ultimo ebbe a dire, in sede d'interrogatorio il 27 marzo 2010, che la somma oggetto dell'accordo concluso dalla signora Agnelli derivasse proprio dalla liquidazione dei trust a suo tempo confluiti in Alkyone (fondazione con sede a Vaduz). Ed è alla struttura e alla composizione di questi trust che John Elkann avrebbe fatto riferimento asserendo testualmente, così come riferito dallo stesso Gamna, 'non vi daremo mai quelle società e i loro conti perché voi non dovete vedere le operazioni che vi sono passate'".
In particolare la fondazione Alkyone aveva come "protectors" Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Siegfrid Maron.