Quei famelici lupi degli Agnelli
Quei famelici lupi degli Agnelli
Pubblicato Giovedì 11 Marzo 2010, ore 0,00
Un libro che spiace alla Fiat e agli Elkann: clandestino ma di grande successo. Lo ha scritto un cavallo di razza del giornalismo italiano, Gigi Moncalvo, che promette l’imminente sequel
C’è da credere che quando – a novembre – uscirà l’auspicabile seconda parte de I Lupi & gli Agnelli, Vallecchi editore, pp. 480, 19 euro (titolo provvisorio Agnelli segreti), il suo autore, Gigi Moncalvo, entrerà a pieno titolo nel piccolo Olimpo di coloro che, in libertà e senza l’imprimatur del Lingotto, della schiatta Fiat e delle sue vicende conoscono veramente tutto. Il giornalista e scrittore dai modi garbati, pacato conduttore televisivo dallo stile anti-Santoro, con una ricerca di tre anni su documenti reali e non su pettegolezzi, sarà riuscito ad alzare completamente il velo di mistero che avvolge specialmente gli ultimi lustri della maggiore industria italiana, i burattinai e le marionette che a loro obbedivano, in particolare il passaggio, non indolore, dalla Fiat degli Agnelli alla Fiat degli Elkann, sotto l’ingombrante ombrello dei due grandi vecchi della Real Casa, Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens.
Operazione, questa, che ora vede interessata anche la magistratura (e timidamente il fisco) alla ricerca della verità sull’eredità dell’Avvocato e sulle manovre poste in essere per estromettere la figlia Margherita (ex Elkann, ora de Pahlen) staccandola addirittura dai due figli, lo scapestrato (col sesso e col congiuntivo) Lapo e il principino John, tutto casa, Marchionne e consiglio d’amministrazione.
C’è un po’ di tutto nel libro di Moncalvo: dalla storia della dinastia Fiat, all’inizio del secolo scorso, alle rivendicazioni (2007) di Margherita sulla reale consistenza del patrimonio del padre, compresa la parte – cospicua - finita nei paradisi fiscali. C’è un misterioso giro di avvocati, residenti in Italia ma con conti correnti in Svizzera, dalle parcelle milionarie (e fino all’altro ieri esentasse perché nascoste nella Confederazione). C’è lo scontro fra una madre e una figlia (Marella contro Margherita), la rottura fra la madre e i due figli (Lapo e John contro Margherita), una morte misteriosa (quella di Edoardo, il figlio dell’Avvocato), la decisione di designare come erede Jaki Elkann, ancor prima della malattia e della morte di Giovannino Agnelli, figlio di Umberto, in contraddizione con quanto era stato annunciato ufficialmente. Uno scoop, a suo tempo, proprio di Gigi Moncalvo.
Il giornalista, mai una parola fuori dalle righe, è riuscito a svelare e raccontare gli intrecci e i retroscena più nascosti degli Agnelli, per di più senza l’autorizzazione dei signori Fiat, ma attingendo ad una quantità cospicua di documenti, sentenze, memoriali, mai indulgendo nel gossip. Anche la disavventura col trans di Lapo, che alcuni hanno visto come un’operazione di alcuni vertici Fiat tesa ad eliminare un elemento di fastidio, viene presentata come un normale capitolo della saga degli Elkann. Di basilare importanza, per comprendere le vicende Fiat, è la descrizione del ruolo di John giovanissimo al vertice di un colosso come il Lingotto, ma con solidi cordoni ombelicali perennemente attaccati ai due grandi vecchi, Gabetti & Grande Stevens, i veri registi della guerra nella dinastia.
Di certo I Lupi & gli Agnelli (le cui prime copie ancora fresche di stampa furono rastrellate dalla Fiat nelle librerie torinesi) può diventare ancora più utile in questi mesi in cui dell’epopea dei signori del Lingotto si discute in tribunale: è la guida indispensabile per capire qualcosa di più di quel che ci diranno confusamente i giornali. Anche quelli che il libro di Moncalvo – non certo per distrazione – non l’hanno recensito. (gi.bi.)