پایگاه شخصی دکتر محمد حسن قدیری ابیانه

دکترای علوم استراتژیک با گرایش مدیریت استراتژیک، معمار پایه یک و عضو نظام مهندسی، مدیر انجمن نخبگان جهان اسلام، سفیرسابق در مکزیک و استرالیا

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محمد حسین قدیری ابیانه
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محمد حسین قدیری ابیانه
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دوشنبه, ۱۹ خرداد ۱۳۹۳، ۰۵:۴۲ ب.ظ

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مصاحبه با خواهر شهید ادوراو آنیلی

دوشنبه, ۱۹ خرداد ۱۳۹۳، ۰۵:۴۲ ب.ظ

di Franco Scelsi

Pittrice dal nome impegnativo Margherita Agnelli de Pahlen. Che il 25 ottobre, nel palazzo di Parte Guelfa a Firenze, inaugura una mostra personale dal titolo Il canto della terra (oli, acquerelli, poesie), curata da Fabio Bechelli. In anteprima per Panorama, Margherita Agnelli de Pahlen parla della sua grande passione: l'arte. Poi descrive in modo inedito e sorprendente il suo rapporto con il padre: l'Avvocato. Quindi racconta del complicato legame con la madre e ripensa alla grande amicizia con suo fratello Edoardo. Infine l'artista ripercorre le sue coraggiose e interessanti scelte di vita. A cominciare dalla decisione di mettere al mondo otto figli. Tra cui Jaki, l'erede del percorso professionale di Giovanni Agnelli.

Ecco quindi l'Avvocato visto per la prima volta da una prospettiva nuova, che ne rivela i sentimenti più veri.

Lei e la pittura: come nasce questa vocazione?

È una passione che mi ha accompagnato da sempre: come se fosse stata sempre lì.

L'arte quale ruolo ha nella sua vita?

Quello che hanno tutte le cose con le quali si vive, che sono profondamente legate a noi stessi.

Come è stata accolta questa passione dalla sua famiglia?

In maniera naturale, perché cresciuta spontaneamente nel tempo. I miei genitori erano collezionisti di quadri: questi meravigliosi oggetti entravano, uscivano, si discutevano, si guardavano, si andava a vederli nei musei. Insomma, è stato sempre un dialogo continuo.

Lei e suo padre: ci racconta il vostro legame?

Molto bello, anche se non ci si vedeva molto spesso.

Le manca?

Di mio padre mi manca tutto, soprattutto il suo buon umore. E poi non mi piace l'idea che mi manchi.

Perché, è ancora molto presente?

Sì. Era estremamente presente: mi manca il suo sorriso, la sua bontà. Mi mancano i suoi occhi,

Come se lo ricorda quando lei era piccola?

Scherzoso, giocoso. E impegnato. Ma riusciva a ritagliarsi il tempo per una passeggiata, un momento al museo, un gioco.

L'ha lasciata libera nelle sue scelte?

Credo che mio padre sia stato molto intelligente in questo, perché mi ha permesso di uscire da certe regole prestabilite, ha accettato cose che non aveva necessariamente voglia di accettare, mi ha permesso un'autonomia totale, e gliene sono profondamente riconoscente.

Spieghi meglio che cosa facevate quando riusciva a dedicarle del tempo; come era Giovanni Agnelli nella vita privata?

A parte quello che si fa in tutte le famiglie, andavamo spesso a vedere musei; meno spesso al cinema, ogni tanto a comperare ostriche, pesce. Mio padre amava il pesce, non lo sapeva cucinare ma sapeva come doveva essere cucinato. Poi passeggiavamo insieme, andavamo in barca a vela o in barchino a nuotare. Era divertente questa sua curiosità culinaria, che si accompagnava con l'indagine sulle forme, i colori, il gusto. Mio padre era una persona piena di sana e bella curiosità anche per i particolari. Ma confesso che la relazione più profonda che aveva stabilito con me e mio fratello era quella dello sguardo. Che era una sorta di punto di riferimento: seguivamo il suo meravigliarsi e stupirsi di fronte a ogni cosa.

Era quindi un grande osservatore?

Per lui osservare era un continuo scambio di attenzione con il mondo circostante e noi captavamo questo tramite il suo sguardo. Questo atteggiamento era un suo modo di giocare e scambiare punti di vista. Per esempio, si andava in giro e si guardava come era buffa una persona, come vestiva, in un continuo gioco dell'attenzione, di vivacità di sguardi. Era innato in lui questo genio del divertente: era pieno di questa curiosità critica e spiritosa, stupefatta. Era proprio simpatico, non si poneva come autorità, quindi non dava lezioni, ma ci metteva di fronte alle responsabilità, nel senso che c'erano in lui un'autorità e un buon senso che ci rassicuravano. Più che dirci come fare di fronte a un problema, ci dava delle indicazioni, che però poi noi dovevamo capire e dibattere infine con lui.

Come ha svolto il ruolo di padre Giovanni Agnelli?

Un aspetto che certamente gli riconosco è la saggezza. Ci sono persone pedagogiche, che insegnano. Lui era l'opposto. Oggi molti padri fanno fatica a essere padri, non so se lui abbia mai realmente intrapreso il ruolo di padre, ma c'è arrivato progressivamente, fino a essere come ho detto, senza defilarsi mai dalle responsabilità. Non si è mai seduto dicendo: «Adesso faccio il padre». Ma era un uomo di famiglia. E aveva un enorme senso degli affetti, anche se a modo suo.

Ogni tanto parlavate dei vostri problemi?

Mio padre non era un uomo di molte parole, chiacchierava poco, scherzava molto; può sembrare strano, ma ho imparato il silenzio da lui; cioè che si può stare molto vicini e capirsi senza avere bisogno di parlare. Quando c'era bisogno di lui, c'era. L'arte rappresentava un'occasione per dialogare, un modo collaterale per comunicare; invece di dirci direttamente le cose, parlando di un quadro si infilavano dentro idee e pensieri, allusioni a problemi reali.

Quali sono i valori che le ha trasmesso suo padre?

Il rispetto per il lavoro. E poi il rispetto del prossimo. Valori universali.

Parliamo di sua madre. Che cosa avete in comune?

Da mia madre ho imparato molte cose. Tuttavia, siamo molto diverse: e qualche volta bisogna essere molto pazienti con le persone molto diverse.

Siete amiche?

A volte.

Da quando è mancato suo padre le sta più vicino?

Per certi versi sì. Gli ultimi avvenimenti hanno parecchio cambiato le cose, per cui anche il nostro modo di vivere è cambiato.

Che tipo di rapporto aveva con suo fratello Edoardo?

C'era un anno e qualche mese di differenza, siamo cresciuti insieme, a Torino, e siamo sempre stati molto legati.

Poi lui ha scelto una strada diversa. Un rifiuto dei valori e del modo di vivere della famiglia?

Non era una fuga o un rifiuto, era un suo modo di essere. Molti lo hanno capito solo dopo; Edoardo era un esteta, una persona molto sensibile: in tutto ciò che lo circondava, e in quello che dava agli altri, c'era sempre questo bisogno di condividere il bello, e questo era un linguaggio che avevamo in comune.

Mettere al mondo otto figli, come ha fatto lei, è sicuramente un messaggio di fiducia verso la vita, verso il futuro. Qual è la sua visione del mondo?

Il futuro: per il momento siamo noi a gestirlo, tra un minuto sarà nelle loro mani. Siamo in un mondo complesso, è difficile rispondere. Io i figli li ho avuti quando ero molto giovane, il mondo per me era un posto meraviglioso e la vita una cosa straordinaria, quindi avere dei figli era un dono.

Questo dono fa parte delle cose che poi uno deve proteggere, senza cambiare quella positiva visione del mondo. Questa visione esiste, l'abbiamo ricevuta e dobbiamo trasmetterla ai figli; ma poi ciò che loro faranno nella vita sarà nelle loro mani.

Nell'educare suo figlio Jaki ha mai pensato che proprio lui sarebbe diventato l'erede del sentiero professionale tracciato da suo padre Giovanni?

No, non l'ho mai pensato.

Adesso che questo è avvenuto cosa prova?

Sono perplessa, perché bisogna vedere, non so cosa dirle.

Non tutti i giovani sono in grado di affrontare un ruolo così importante: è un ragazzo in gamba?

Certo.

È comunque un ruolo di grande responsabilità: è preoccupata?

Gli auguro ogni bene. Che io sia preoccupata è normale, è un mio problema. Jaki è sempre stato un ragazzo capace di assumersi le sue responsabilità: è una persona decisa, sensibile, intelligente.

Lascia che i suoi figli scelgano la loro strada da soli?

Se uno dei miei figli intraprende una strada che pensa giusta, e in realtà non lo è, ovviamente intervengo, ma quando divengono maggiorenni si può fare solo quello che si può. Comunque sono felice della loro situazione generale.

Che ruolo ha avuto il suo attuale marito, Serghiei de Pahlen, nelle sue scelte religiose e artistiche?

È stato soprattutto un compagno, un amico che mi ha enormemente sostenuto nella pittura, come d'altronde mio padre. Forse sono state le due persone che mi hanno maggiormente aiutata, le mie due colonne; e poi per la questione religiosa io avevo molto prima di conoscerlo una grande attrazione verso la Grecia e la Russia, verso l'ortodossia, e conoscendolo ho potuto approfondire questi aspetti.

Può la pittura definirsi un mezzo per reagire ai problemi e alle tragedie della vita? È uno dei suoi scopi?

Assolutamente sì. Per me dipingere è un modo per dichiarare il mio amore verso la vita, di mandare un messaggio positivo e solare agli altri, anche se pensare che è uno dei miei scopi mi sembra un po' presuntuoso.

Ha sensi di colpa?

Ho scoperto che i sensi di colpa sono straordinariamente inutili, perché non ci fanno andare avanti. Tuttavia, passo la mia vita attraverso i sensi di colpa, ma anche cercando di liberarmene o non averne. Il senso di colpa è utile fino a un certo punto, ha una lezione da darci, però se riusciamo a capire questa lezione bisogna andare oltre: continuare a trascinarselo addosso è sbagliatissimo.

Lei ha detto: «Meditando davanti a una tela bianca può succedere di tutto. È struggente, straordinario, affliggente».

È straordinario quando la tela corrisponde perfettamente all'immagine che uno porta dentro. E quindi dipingere è un piacere nel senso che, se uno ha la fortuna di esprimere ciò che ha in cuore, è struggente. Invece è affliggente quando uno non ha assolutamente niente da dire e non ha in animo nulla da raccontare.

Chiamarsi Agnelli: che cosa ha significato per lei? L'ha aiutata?

Forse potrò rispondere tra vari anni a questa domanda, perché ci sono molti aspetti da valutare.

http://archivio.panorama.it/Vi-dipingo-mio-padre-l-Avvocato

۹۳/۰۳/۱۹

نظرات  (۶)

۰۵ بهمن ۹۵ ، ۱۱:۲۴ ساراخاتمی فر
مارگریتا: ادواردو زیباشناسی بسیار حساس بود این جمله ی قابل ملاحضه از خواهر ادوارد 

عذاب وجدان بدجور دامن گیر شون شده
پاسخ:
کدام وجدان؟!
۰۶ مهر ۹۵ ، ۱۸:۰۹ ساراخاتمی فر
چشم دکتر.متن رو میدم ترجمه کنند میفرستم رو همین سایتتون 
پاسخ:
تشکر
۰۶ مهر ۹۵ ، ۰۹:۰۵ ساراخاتمی فر
میشه ترجمه شو بگذارید دکتر اگه وقت کردین مرسی.
پاسخ:
من نمی رسم
از دوستان ار کسی ترجمه کند ممنون می شوم
سلام دکتر
نظرتون راجع به یادگیری زبان های دیگه چیه ؟
مثلا اگر ایتالیایی یاد بگیریم تو زندگیمون به درد می خوره ؟
پاسخ:
هر چیزی که یاد بگیرید به درد می خورد. منتهی باید اولویت بندی کرد. اگر می خواهید زبانی را یاد بگیرید باید در اینکه چه زبانی را فرا بگیرید اولویت بندی و ارزیابی داشته باشید.
سلام
می خواهی بگی ایتالیایی بلد هستی؟خب ترجمه اش را بگذار ما هم بفهمیم
پاسخ:
ایتالیایی که بلد هستم. وقت نکردم ترجمه اش را بگذارم.
سلام
ما که ایتالیایی بلد نیستیم دکتر !!!!

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